martedì 19 luglio 2011

"Poetry" di Lee Chang-dong


Oggi propongo la recensione di un film orientale. Una pellicola appartenente ad un cinema "altro" rispetto a ciò che guardiamo normalmente: "Poetry" del regista Koreano Lee Chang-dong.
 
Il cadavere di una ragazza affiora delle acque di un fiume, sconvolgendo la vita di provincia e l'esistenza di Mija, l'anziana e sensibile protagonista. E' evidente il grande rispetto con cui la morte viene presentata agli spettatori. Il corpo della ragazzina scivola lento sulle acque del fiume, non è possibile scorgere il viso della defunta, che è rivolto verso il basso. La ragazza, suicida a causa di una violenza, subita da un gruppo di giovani, verrà presentata in foto, nel corso del film, sorridente e serena. Non vedremo mai il suo volto trasfigurato dalla morte. Si tratta di una scelta registica fortemente rispettosa, tipica del cinema orientale, un cinema “altro”, che propone un'alternativa alle scene forti, macabre e sicuramente meno commoventi di film e telefilm, soprattutto americani, dove i corpi feriti e sanguinanti vengono ostentati, mostrati con scientifica freddezza su lettini da obitorio, corpi addirittura sezionati dal medico legale di turno.

Nonostante l'ostentazione del sangue e della morte, paradossalmente queste scene suscitano nel pubblico indifferenza o al limite, sensazione, ma di certo non commozione nei confronti della vittima.

La telecamera, nel corso del film, osserva, adeguandosi al ritmo lento dell'anziana protagonista, Mija. Da bambina, il suo maestro, lodando le sue doti artistiche, le aveva annunciato: “Quando sarai grande diventerai una poetessa”, ora Mija si ritrova ormai anziana, badante di un uomo malato e irascibile, nonna affettuosa di un nipote adolescente, incostante e ingrato.

Nel corso di una visita medica, alla donna, viene diagnosticato il morbo di Alzhaimer e all'uscita dall'ospedale, Mija assiste, nell'indifferenza generale, alla disperazione di una madre che ha perso la figlia 15enne, suicida. Da quel momento, il destino la conduce ad un corso di poesia che trasformerà il suo sguardo, la guiderà verso una comprensione poetica, ma non meno drammatica, della realtà. Realtà, che vede l'amato nipote adolescente colpevole della terribile violenza subita dalla giovane defunta.

La macchina da presa si sofferma, lenta, su splendidi paesaggi naturali, fiori colorati, alberi e foglie, oggetto di meraviglia per l'animo sensibile e tormentato di Mija che, nonostante i tragici eventi che la circondano, cerca ovunque ispirazione per scrivere la sua prima poesia.

L'ispirazione deriverà proprio dal travaglio e dalla sofferenza per la morte della ragazzina e condurrà l'anziana signora a ripercorrere gli ultimi pensieri e gli ultimi luoghi visitati della giovane vittima, fino ad immedesimarsi tragicamente in quest'ultima.

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