domenica 16 ottobre 2011

Paolo e Francesca

« Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

Amor,ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.
Queste parole da lor ci fuor porte. »

Si tratta, forse, dei più celebri versi dell'Inferno di Dante Alighieri. A parlare è la giovane e bella Francesca, che innamoratasi di Paolo ha pagato dolorosamente il suo amore. E' la più classica vicenda di amore e morte che Dante racconta nei suoi versi. I giovani devono scontare la pena derivata dal loro amore "sconveniente" nel girone dei lussuriosi.
Paolo e Francesca sono una delle coppie più famose dell'immaginario comune. Ma non sono solo personaggi della letteratura, in realtà la passione travolgente tra i due è esistita davvero, anche se ancora oggi è avvolta nel mistero. Un mistero che affascina migliaia di persone.






Siamo nel 1275, due delle famiglie più ricche e rinomate della Romagna, i Da Polenta e i Malatesta, per porre fine a dispute e rivalità, si accordarono per allearsi, attraverso il matrimonio dei loro giovani figli..
Le nozze avvennero tra la giovane Francesca Da Polenta e Gianciotto Malatesta, anziano, poco attraente e claudicante. 
Secondo una tradizione, che risale a Giovanni Boccaccio, per ottenere l'approvazione della giovane a questo matrimonio,  le nozze avvennero per procura e il procuratore fu il più giovane e aitante fratello di Gianciotto, Paolo Malatesta. Francesca non conoscendo la verità si innamorò del bel Paolo, credendo che fosse lui il vero sposo.  Immaginate la sua disperazione, quando si rese conto dell'inganno.
Ma ben presto la ragazza dovette rassegnarsi, ebbe una figlia che chiamò Concordia, come la suocera, e con cui cercava di allietare le sue tristi giornate. Paolo, che aveva possedimenti nei pressi di Gradara,  faceva spesso visita alla cognata, probabilmente sentendosi in colpa per il tranello. Secondo Dante a far "scattare la scintilla" fu proprio la lettura della storia d'amore tra Lancillotto e Ginevra, il libro "galeotto" che scatenò la loro passione.
La tradizione tramanda la figura di un servo o secondo altre fonti di un terzo fratello, Malatestino dell’Occhio, così chiamato perchè aveva un occhio solo “ma da quell’uno vedeva fin troppo bene”, che spiava i due amanti e che riferì tutto a Gianciotto, il quale finse di partire per Pesaro, dove assolveva i suoi compiti da Potestà, e invece, rientrò nel palazzo da un passaggio segreto, cogliendo insieme i due.  E' noto il tragico finale del duplice omicidio dei due innamorati. Accecato dalla rabbia e dalla gelosia, Gianciotto estrasse la spada, Paolo cercò di salvarsi fuggendo da una botola, ma, si dice, che il vestito gli si fosse impigliato ad un chiodo, così, nel momento in cui Gianciotto lo stava per passare a fil di spada, Francesca gli si parò dinnanzi per salvarlo ma entrambi furono uccisi.

In base alla vera documentazione storica dei fatti, sono pochi i dati veramente accertabili: i dati anagrafici dei protagonisti e la loro discendenza (una figlia di Francesca e Gianciotto, due figli di Paolo). Non vi è traccia né della relazione adulterina né dell'omicidio.
Sembrerebbe che l'alleanza tra le due famiglie fosse così vantaggiosa per entrambe, che il fatto di sangue fu messo a tacere il più presto possibile. Non si sa per esempio dove sia accaduto realmente l'omicidio: alcune ipotesi indicano il Castello di Gradara o della Rocca di Castelnuovo a Meldola.

Foto: Wikipedia

Dante inserisce Paolo e Francesca nell'Inferno, ma mostra pietà nei loro confrontì. Come può l'amore diventare peccato? Dante non vede una colpa in sé nella pulsione amorosa, ma il peccato ne nasce quando nell'attuare questa pulsione si viene meno ai precetti morali, in questo caso la loro passione ha causato adulterio. Il poeta non pensa da moralista, semplicemente descrive la tragicità del conflitto tra morale e passione, due forze invincibili.



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