mercoledì 26 gennaio 2011

Parolacce

Oggi parliamo delle parolacce. Sì proprio quelle soavi paroline che da piccoli imparavamo senza conoscere il significato e ripetevamo a raffica, magari durante il pranzo di Natale. E più la mamma ci diceva:"Shhh! Questo non si dice" più noi urlavamo (Il brivido del proibito).
Anche le parolacce fanno parte dela nostra lingua. "Scientificamente" parlando stiamo affrontando il tema del "turpiloquio" (linguaggio turpe).
Le parolacce, sono più frequenti nel linguaggio informale, quando parliamo tra amici, quando si scherza. In questo caso hanno una funzione goliardica, di rafforzamento dei legami sociali, si può parlare di cameratismo. A volte vengono usate come semplice rafforzativo del senso di una frase.

Ma non mancano poi le offese vere e proprie, quando la parolaccia è usata per aggredire, ferire verbalmente qualcuno.
Si tratta di vocaboli che hanno come argomento espliciti riferimenti sessuali oppure parole che intendono sminuire la personalità o l'intelligenza dell'altro, molte volte attraverso paragoni con escrementi.

Parolacce nella storia:
Non è vero che al giorno d'oggi siamo più sboccati. Basti pensare alle goliardiche e oscene poesie di alcuni poeti lirici greci (tipo Anacreonte) oppure alle scritte murali ritrovate a Pompei (pensiamo alle incisioni nella famosa casa "a luci rosse"). Perfino Dante si lascia andare in un famoso verso dell'Inferno XXII (ed elli avea del cul fatto trombetta ).

Parolacce straniere:
Diciamoci la verità. Cosa si impara per prima cosa di una lingua? Le parolacce! In inglese sappiamo a malapena dire "The book is on the table" ma in quanto a offese abbiamo un bagaglio culturale da far impallidire la regina Elisabetta. Stessa cosa vale per lo spagnolo e le altre lingue. Non ditemi che non è vero...

La parolaccia con la sua arroganza, irriverenza, goliardia, il suo essere sincera, diretta, esplicita, ha da sempre affascinato tutti noi e continua certamente a farlo. L'importante è non abusarne!
 

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