Accomodatevi nel mio salotto, sedetevi pure dove preferite.
C'è un comodo divano, bianco, in stoffa, con morbidi cuscini.
Fuori fa freddo vero? Vi offro qualcosa? Un the? Un succo? O vista la temperatura, qualcosa di alcolico?
Un po' di musica in sottofondo. Io direi un bel pezzo di Allevi. Le note pacate e limpide del pianoforte si disperdono nell'ambiente insieme allo scoppiettare della legna nel camino.
Scelgo un libro sullo scaffale e mi siedo. Sorseggio ad occhi chiusi del buon the verde, perdendomi nel fumo che sale dalla tazza nel freddo della sera.
Dopo aver gustato la sua cena, la micia miagola soddisfatta e si accoccola in una morbida nuvola di fusa e di pelliccia accanto a me.
Mi schiarisco la voce. Iniziamo:
"Per arrivare in fondo al vicolo, i raggi del sole devono scendere dritti rasente le pareti fredde, tenute discoste a forza d'arcate che traversano la striscia di cielo azzurro carico.
Scendono diritti, raggi del sole, giù per le finestre messe qua e là in disordine sui muri, e cespi di basilico e di origano piantati dentro pentole ai davanzali, e sottovesti stese appese a corde fin giù al selciato, fatto a gradini, con una cunetta in mezzo all'orina dei muli.
Basta un grido di Pin, un grido per incominciare una canzone, a naso all'aria sulla soglia della bottega, o un grido cacciato prima che la mano di Pietromagro il ciabattino gli sia scesa tra capo e collo per picchiarlo, perché dai davanzali nasca un' eco di richiami e di insulti.
-Pin! Già a quest'ora cominci ad angosciarci! Cantacene un po' una, Pin! Pin, meschinetto cosa ti fanno? Pin, muso di macaco! Ti si seccasse la voce in gola, una volta! Tu e quel rubagalline del tuo padrone! Tu e quel materasso di tua sorella!
Ma già Pin è in mezzo al carrugio, con le mani nelle tasche della giacca troppo da uomo per lui, che li guarda in faccia uno per uno senza ridere: - Dì Celestino, sta' un po' zitto, bel vestito nuovo che hai. E dì, quel furto di stoffa ai moli nuovi, poi non si sa ancora chi è stato?..."
Una pagina di: "Il sentiero dei nidi di ragno" Italo Calvino
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