giovedì 3 febbraio 2011

Hanna Arendt

Ricordo che al liceo, in un impeto di femminismo, dopo aver sudato sulle pagine di Kant, Hegel e Nietzche (più che sudato, abbiamo sputato sangue, veleno e bile su quelle pagine! Chi li ha studiati sa certamente a cosa mi riferisco!), noi giovani e rampanti studenti abbiamo chiesto al nostro prof. se esistessero delle filosofe. Il prof. citò il nome di una grande pensatrice del '900 : "Hanna Arendt".

Hanna Arendt, originaria di una famiglia ebraica, è stata una pensatrice e storica tedesca, naturalizzata statunitense, che ha sempre rifiutato di essere chiamata "filosofa".
E'cresciuta a Königsberg (città natale del suo ammirato precursore Immanuel Kant). Studiò filosofia all'Università di Marburgo, suo insegnante e amante fu Heiddeger, di cui scoprì solo più tardi le simpatie naziste. La Arendt si trasferì a Hedelberg dove si laureò con una tesi sul concetto di amore in Sant'Agostino, sotto la tutela del filosofo (ex psicologo) Karl Jaspers. Praticamente i suoi insegnanti furono i grandi protagonisti della filosofia del '900!

Durante la seconda guerra mondiale, ad Hanna Arendt fu proibito di insegnare, a causa delle sue origini ebraiche. Decise, così, di lasciare la Germania per rifugiarsi a Parigi, dove aiutò gli ebrei esiliati, ma ben presto a causa delle leggi antisemitiche fu costretta a fuggire negli Stati Uniti.
 Dopo i duri anni della guerra, si riconciliò con il suo grande amore, Heiddeger e testimoniò in suo favore durante un processo in cui lo si accusava di aver favorito il regime nazista.
Hanna Arendt, grande Donna e grande intellettuale, scomparve nel 1975.




Una delle sue opere più note e significative è : "La banalità del male". L'opera fu pubblicata nel 1963 e raccoglie i resoconti che l'autrice pubblicò come corrispondente del New Yorker per il processo di Adolf Eichmann, gerarca nazista, catturato, processato a Gerusalemme e condannato a morte.


Hanna Arendt aveva percepito, dai dibattiti in aula, che il male non è originato da un animo maligno e cattivo, ma spesso solo da una inconsapevolezza di ciò che possono provocare le proprie azioni. 

Per rendere chiaro questo concetto, riporto alcune citazioni di Hanna Arendt che parla di Eichmann:


"Non era stupido, era semplicemente senza idee. Quella lontananza dalla realtà e quella mancanza di idee, possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi che forse sono innati nell'uomo. Questa fu la lezione di Gerusalemme. Ma era una lezione, non una spiegazione del fenomeno, né una teoria."

"Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso."

"È anzi mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga né una profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie. È una sfida al pensiero, come ho scritto, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s'interessa al male viene frustrato, perché non c'è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale."
Per saperne di più: Hanna Arendt - Wikipedia
La banalità del male- Wikipedia

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